Il litigio tra bambini viene, il più delle volte, mediato dall’adulto. Ma il litigio tra bambino e adulto da chi viene mediato? Spesso accade di litigare con i propri figli e le dinamiche possono essere molteplici.
Con i figli piccoli si discute per i vestiti da indossare, per la TV, per il cibo, per il bagnetto, per il disordine.
Tutti questi litigi possono essere gestiti in modo efficace se si conoscono alcune tecniche.
Innanzitutto lavorare sulla prevenzione è un fattore determinante. Se so quale difficoltà può nascere, posso tentare di prevenirla e il più delle volte avrò risolto il problema ai box.
Facciamo un esempio: so che il mio bambino vuole scegliere quali abiti indossare. Lascerò nell’armadio soltanto abiti adatti alla stagione e meglio ancora, limiterò la scelta a due completi selezionati appositamente, così aiuterò la sua autostima allenando la capacità di scelta ed eviterò una crisi sua o mia per la scelta che reputo sbagliata.
La PREVENZIONE è una tecnica molto efficace, ma non sempre infallibile. Per cui, prendendo il caso precedente, mi sono scordata di togliere dall’armadio un paio di pantaloni leggeri e fuori ci sono -5 gradi.
Il mio bambino vuole a tutti i costi indossare quei pantaloni.
Come agire prima della crisi:
-quando il bambino è ancora in un’emotività neutra, seppur con una volontà chiara, posso tentare la MEDIAZIONE. Sta all’adulto capire quale sia accettabile per lui in primis e per il bambino dopo. Perché proporre una mediazione in cui non si crede, non risolve il problema e, anzi, può diventare il fattore scatenante di una crisi emotiva dello stesso adulto. 
Per cui in questo caso specifico la mediazione potrebbe essere: “ok, puoi indossarli, ma con i collant sotto”
Oppure “possiamo indossarli al rientro a casa perché fuori fa troppo freddo” oppure ancora “prova ad indossarli e ad uscire fuori così puoi vedere tu stesso se sono adatti” o “oh sono molto belli questi pantaloni. Piacciono molto anche a me, ma mi sono dimenticata di spostarli nella roba estiva perché non sono adatti a questa stagione. Mi dai una mano tu ?”
Dobbiamo trovare noi la mediazione che più ci convince, quella che rispecchia di più la nostra volontà, cercando di esprimerla al bambino nel miglior modo possibile evitando un testa a testa difficile da gestire. 


Cosa fare se invece il bambino è già entrato nel pieno della sua crisi emotiva?


-Lasciamolo sfogare nel limite del possibile, in sicurezza sua e degli altri.

Passata la grande emotività possiamo tentare

-il riequilibrio emotivo: “Capisco che per te sia difficile accettare che in questo momento non si possano indossare questi pantaloni, sono molto belli. Fuori però fa molto freddo e se uscirai con questi ti ammalerai ed io non posso permetterlo perché ti voglio molto bene. So che possiamo farcela a scegliere dei pantaloni adatti”
“Fa arrabbiare non poter indossare quello che si vorrebbe. Lo so. Anche io vorrei mettere quella gonna a fiori azzurri, leggera che svolazza al vento. Purtroppo però oggi non è possibile perché fa molto freddo. Possiamo scegliere insieme una gonna per me e un pantalone per te. Cosa ne dici?”
“So che questo è un problema per te. Fuori però fa freddo. Quale soluzione possiamo trovare secondo te? “
Può essere che il bambino accolga questo riequilibrio, come può essere che ci sia altro che debba tirare fuori e per questo la disregolazione emotiva possa durare più a lungo.

-Più la nostra emotività resterà neutra, più la sua tenderà a svanire. Se la nostra si caricherà con la sua, aggiungeremo benzina sul fuoco e faticheremo a rientrare nella zona di benessere emotivo.


-Uno degli aspetti più importanti durante un litigio è la presenza. Se quando si litiga con il proprio bambino si va in un’altra stanza lasciandolo solo, il messaggio che gli arriverà sarà “mamma/papà quando si arrabbia mi abbandona” per questo potrebbe agire in due modi:
1) diventare un perfetto soldatino che fa solo quello che gli dicono (così non si arrabbiano e non mi abbandonano)
2) indossare i panni del ribelle finché il messaggio che ha introiettato rispetto alla reazione del genitore alla rabbia, non si rivela reale (mi abbandonano)


La comunicazione efficace è uno strumento potente per gestire i problemi quotidiani con i nostri figli, pratico e a tratti illuminante.
Permette di conoscere se stessi e i propri bisogni, di imparare a decodificare i messaggi dei propri figli, di fare delle ipotesi e di verificarle, di cercare delle soluzioni insieme mostrando ai bambini che possono essere parte della soluzione e non sentirsi solo il problema.
Questo è spesso il caso degli adolescenti, che si sentono grandi ma che non sono ancora presi in considerazione come un adulto.
Molto spesso i litigi con l’adulto portano i ragazzi a sentirsi un problema. Si sentono inadeguati, entrano in conflitto anche con loro stessi e la loro identità vacilla. Se poi ai litigi segue una punizione questa convinzione di inadeguatezza si radica e ciò può portare a :
1) vestire i panni del problema agendo senza coscienza e privandoli dell’elaborazione interiore che li porterebbe a comprendere l’errore e a rimediare
2) annullare la propria personalità in favore del volere dell’adulto per evitare l’abbandono e mantenere il legame “d’amore” con i propri genitori
È necessario porre molta attenzione rispetto ai litigi con i ragazzi e mostrare sempre loro l’apertura a
-soluzioni proposte da loro
– possibilità di rimediare al fine di permettere loro di sbagliare e di sentirsi persone meritevoli di amore, persone in grado di trovare soluzioni efficaci e di imparare dai loro errori.
Come comunicare con loro in caso di litigio?
I ragazzi sono smart, sono veloci e si annoiano in fretta. I sermoni quindi sono banditi perché non otterrebbero l’effetto desiderato. Per questo si può ricorrere all’IRONIA, una grande arma contro il litigio e promotrice di leggerezza.
Evitare il giudizio ma offrire informazioni è una delle modalità di comunicazione più efficace.
Per esempio: abbiamo detto mille volte ai nostri ragazzi di tirare l’acqua del water ma ancora non lo fanno?
Possiamo semplicemente dire: “acqua” passandogli a fianco mentre escono dal bagno. O apporre un cartello per ricordarlo. Oppure ancora potremmo dire loro: “c’è puzza in bagno” offriremmo loro poche parole, chiare, che danno l’informazione che serve per affrontare il problema senza scaldarsi troppo.
Se la situazione dovesse persistere si può sempre ricorrere al problem solving: una lista di soluzioni proposte da entrambi per risolvere il problema. Si decide poi insieme quale delle proposte testare.


Queste sono soltanto alcune delle indicazioni che l’educazione emozionale e la comunicazione efficace mettono a disposizione per la gestione dei conflitti, ma possono essere un inizio di un percorso attivo per la tua famiglia.
La conoscenza porta ad ampliare la visione delle cose e ciò che sembrava un tunnel senza fine improvvisamente diventa una galleria breve da dove puoi scorgere anche il mare.
Litigare “bene” si può, ma bisogna imparare a farlo ed essere palestra per i nostri figli affinché possano gestire i conflitti con sempre maggiore consapevolezza.
Dalle consulenze di ” Senza Manuale di Istruzioni” di

Manuela Griso

*tutte le immagini di questo articolo sono state evinte da Pexels. 

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