Si confonde spesso la “libertà di scelta” del bambino con la mancata guida. Far credere ad un bambino di avere tutte le risposte non è libertà. E’ una condanna alla solitudine, l’inizio di un abbandono,lungo, lento,costante e irrimediabile. Daremo a quel bambino la chiara sensazione di doversela cavare sempre, in ogni situazione, senza mai chiedere aiuto, con la sola consapevolezza di non essere abbastanza se non dovesse sapere cosa fare in un determinato momento. Non possiamo infliggere al bambino la solitudine dei suoi soli pensieri, fargli credere che la sua sia l’unica opinione valida, non permettergli di contemplare altri punti di vista.

Libertà non significa fare in autonomia qualsiasi tipo di scelta. Quello si chiama abbandono.


Il confine può essere labile alle volte. E’ bene tenere un faro puntato su quel filo sottile che li divide.
Quando un bambino nasce,racchiude in sè tutte le sue risposte. Sono però le sue.Possono non coincidere con quelle degli altri “giuste o sbagliate”che siano. Possono non essere affini con il mondo in cui si trova a vivere. Mostrargli le regole sociali, i limiti delle sue osservazioni (anche con l’aiuto dell’autocorrezione) vuol dire permettergli di comprendere che si può sbagliare e che dall’errore si impara, di distinguersi dagli altri senza isolarsi, di cooperare, di evolversi.

Dare ragione ad un bambino senza mostrargli mai l’errore, falsa la sua visione della realtà, lo renderà fragilissimo di fronte al primo scontro, accrescerà una falsa autostima che si sgretolerà inesorabilmente non appena la sua visione delle cose verrà messa in contatto con fatti concreti indubbi. Misurarsi con la frustrazione è fondamentale per rimanere in contatto con quella che è la realtà dei fatti.

La riflessione che ogni genitore o adulto che si trova a contatto con bambini dovrebbe fare è questa: questo bambino entrerà a far parte di una società, per cui deve poter avere un’ autostima salda, deve conoscere le regole sociali, essere in grado di collaborare per uno scopo comune, sviluppare il pensiero critico, ma avere anche la consapevolezza di poter sbagliare.Lo sto aiutando in questo?


Un vecchio detto dice: cambiare idea è sinonimo di intelligenza.
Questa è una riflessione interessante, perchè spesso viene attribuita incoerenza quando si cambia idea, invece come noi siamo esseri in continuo mutamento,così lo è la nostra visione della realtà.
I genitori sono chiamati ad essere i custodi dell’infanzia. Questo significa essere costruttori di un ambiente adatto allo sviluppo del bambino,dove si intende inserire motivi di interesse, supporti per il suo sviluppo motorio, cognitivo ed emotivo riferiti al tempo e all’osservazione fatta su quel bambino, nel rispetto poi della sua libertà di scelta che lo connette con il suo maestro interiore e gli fa sentire ciò che è nutrimento per la sua anima e a quello lo conduce; ma anche essere guida nel caos emotivo che può presentarsi nell’animo bambino, affinchè egli non si perda, si senta protetto e compreso dove lui stesso non riesce. La lettura di uno stato d’animo, la presa decisionale in un momento critico fanno sì che il bambino si senta amato, al sicuro.

Prendere decisioni è complicato. Serve allenamento, consapevolezza di sè e del mondo, coraggio, autostima. Un bambino investito della responsabilità di ogni scelta che concerne la sua vita, fin dalla primissima infanzia, sarà un bambino insicuro, fragile, con bassa autostima e pesanti pensieri sull’amore che gli altri provano verso di lui. L’assoluto bisogno di sentirsi amati e protetti è un caposaldo per la liberazione di un’anima bambina senza la quale non potrà volare.

I genitori in buona fede spesso lasciano che il bambino scelga ogni cosa: da come vestirsi a cosa mangiare, da quando andare a scuola a dove andare in vacanza. Ci sono decisioni però che fomentano l’insicurezza del bambino e lo intrappolano in un pensiero oscuro: che cosa vorranno che io scelga? Il bambino cercherà di interpretare i messaggi del genitore e prenderà la decisione che crede egli voglia da lui o,forse peggio, si sentirà abbandonato. Essere genitori significa prendersi delle responsabilità. Così come quando il bambino è ancora un neonato ci si assume la responsabilità di scegliere per lui, a mano a mano che il piccolo cresce sarebbe saggio continuare a prendere certe decisioni e lasciare a lui, a poco a poco, le responsabilità che PUO’ prendere. Perchè libertà è responsabilità. E va calibrata in base allo sviluppo totale del bambino: emotivo, cognitivo, motorio. Non si può pensare che solo perchè parla il bambino possa scegliere ogni cosa. Spesso la sua stessa volontà gli è ancora sconosciuta e la scelta senza opzioni selezionate è portatrice di stati d’ansia e abbassa l’autostima del bambino che si pensa incapace.


E’ necessario dunque interpretare i messaggi dei bambini. Dietro ad un “non sono stanco, non voglio dormire” ci può essere invece un “aiutami a lasciarmi andare, a rilassarmi, a sentirmi al sicuro”; dietro ad un “non te lo dico” un “non lo so dimmelo tu”. Le richieste emotive dei bambini sono spesso sconosciute e inconsce. Il compito dell’adulto è mettere ordine, provare ad interpretare, rileggere e alle volte offrire soluzioni, perchè non sempre siamo in grado di trovarle. Può essere per lo stato emotivo in cui versiamo, per lo stato di consapevolezza, per immaturità motoria e mille altre ragioni . Capita anche a noi adulti di non sapere quale decisione prendere per noi stessi e chiediamo consiglio agli altri. Faremo poi una considerazione personale insieme alla riflessione degli altri, ma il punto di vista altrui, la consapevolezza di avere qualcuno a cui domandare di una scelta importante, come ci fa sentire? Protetti. Perchè sappiamo che ci sarà sempre qualcuno pronto a scegliere per il nostro benessere se fossimo impossibilitati a farlo.

Nel metodo Montessori esiste la lezione dei tre tempi. Ella si raccomanda di non passare mai ad un tempo a cui non siamo certi che il bambino sappia rispondere. Questo sta a significare che ci sono risposte che abbiamo e risposte che devono ancora arrivare. Metterci di fronte a scelte troppo difficili, per le quali non si hanno ancora gli strumenti adatti, porta con sè solo un duro colpo alla propria autostima. Esistono dei tempi, personali e unici, da attendere.

Buona attesa e buone scelte.

 

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