Rivendicate la lentezza nel nostro mondo a tutto vapore, è un diritto delizioso di cui siamo stati privati. (Jean-Pierre Siméon)

In questa epoca digitale l’ imperativo categorico è : “tutto e subito”. Siamo diventati veloci : scrivere ed inviare una lettera, un messaggio, spostarci da una parte all’ altra della città, ordinare da mangiare e molto altro. Più sei veloce e più produci. Anche se diventa sempre più chiaro che il prezzo da pagare può rivelarsi alto in termini di qualità della vita.

I bambini vivono tra i due mondi : quello degli adulti sempre di corsa (e che spesso, troppo spesso non hanno tempo di giocare) e la loro natura lenta.

Il bambino ha tempi suoi, spesso molto diversi da quelli dei ‘grandi’, tempi che noi definiamo lenti ma che in realtà sarebbe meglio chiamare “tempi di processo”. La lentezza del bambino è essenziale per permettergli di accordare tutte quelle funzioni neurologiche, motorie, emotive e relazionali diventate ormai meccanismi automatici per l’ adulto, e che il bambino invece stà progressivamente creando dentro di sè.

Il livello di presenza nel qui e ora di un bambino impegnato in un attività è tale da poter escludere totalmente il mondo circostante, grazie alla ripetizione dell’attività si genera un automatismo col quale cambia anche il ritmo.Per questo si possono osservare bambini intenti allo stesso lavoro per ore o giorni in modalità quasi ipnotica.

L’ automatismo però non è solo limitato al ‘fare’ ma entra a gamba tesa anche nel mondo della relazione e dell’ essere : atteggiamenti, azioni e reazioni , modi di dire, gestualità, modalità di socializzare , perfino il modo di pensare perchè la nostra mente ha bisogno di ottimizzare il più possibile l’ energia dispersa nel processo.

I bambini, non avendo ancora totalmente automatizzato la loro maschera sociale ci stupiscono con effetti speciali, con la loro originalità, i loro filtri assenti e la loro capacità meditativa, e con altrettanta purezza rivelano l’ ambiente in cui sono immersi e del quale assorbono i processi.

Se vogliamo entrare davvero in comunione con un bambino, può essere molto utile imparare dalla lumaca : “la lentezza è la vera ricchezza.”

Pensiamo al tempo di cui abbiamo avuto bisogno già anche solo per poter essere parte del mondo oggi! Il tempo in cui la nostra mamma ci ha portati in grambo, il tempo necessario ad un albero di ricoprirsi di foglie e fiori dopo un lungo inverno, il tempo di cui abbiamo avuto bisogno per imparare a guidare o praticare uno sport, ed applichiamo tutto questo al tempo di cui il bambino ha bisogno per coordinare i processi neurologici con quelli motori con quelli della relazione uniti alle regole della societò in cui vive…Il tempo è davvero il più prezioso dei Valori e il più fedele degli alleati.

La lentezza aiuta la concentrazione ; un bambino che si stà vestendo da solo al mattino mentre la mamma o il papà bollono perchè rischiano di arrivare tardi a lavoro stà compiendo uno degli sforzi più grandi che si possano descrivere che avrà ripercussioni non solo sulla sua autonomia e autostima ma anche nella costruzione dei processi mentali che lo accompagneranno durante tutta la sua crescita. Poter dedicare del tempo ad un attività così complessa (per citarne una tra tante) sarebbe quindi un beneficio per tutti a lungo termine.

L’acqua che cade lentamente scava una roccia meglio di una cascata. (Proverbio latino)

Un simile meccanismo riguardante il tempo e la ‘produttività’ lo troviamo molto spesso anche nella scuola. Le classi numerose e un programma da seguire non consentono ad ogni bambino di rispettare la propria velocità, il proprio ritmo di apprendimento. Anzi vengono forniti parametri entro e fuori dai quali i bambini sono definiti “avanti o indietro”, il fattore del ritmo individuale di apprendimento difficilmente viene preso in considerazione, spesso per motivi pratici e organizzativi. Così ancora una volta il bambino sarà costretto ad adattarsi al mondo dei ‘ grandi’.

Se osserviamo un bambino lasciato libero di assolvere ad un compito, senza limiti di tempo, ci sembrerà di vedere davvero un maestro in meditazione. Esistono pratiche molto antiche, come ad esempio il Tai chi, il Qi Gong, Tandava o lo Yoga, che favoriscono il benessere psicofisico facendo del loro punto di forza proprio la lentezza; il procedere lento del corpo armonizza il respiro , placa la mente e reindirizza i pensieri. I processi mentali frettolosi saltano passaggi fondamentali che il corpo invece registra ; facendo il percorso inverso, quindi partendo dal corpo per arrivare alla mente, la quiete donata dalla lentezza favorisce anche la lucidità di pensiero, la capacità di prendere decisioni, l’ ascolto di sè e dell’ altro.

Invito a provare per credere proponendo una pratica che può fare chiunque appena possibile al primo pasto utile: prova a spostare telefonini o altri dispositivi (o distrazioni) in luoghi diversi dalla tavola, apparecchia con cura il tuo piatto, siediti e dedicati totalmente a quello che stai facendo, alla mano che impugna la forchetta, alla forchetta che raccoglie il cibo, alla bocca che soffia se è caldo, ai polmoni che prendono aria, al cibo che entra nella bocca, al gusto che cambia, alla mandibola, ai denti alla lingua coinvolti nella masticazione, alla gola che ingoia , alla pancia che si riempie. Nella lentezza è possibile sperimentare un modo diverso di mangiare. Ora prova a farlo immaginando di essere un bambino che pratica questo per le prime volte.

Se l’ esercizio ti è piaciuto invito a sperimentarlo in altri campi della vita pratica o dello studio.

Prendersi tempo è un regalo prezioso. Se la lentezza porta beneficio ad un adulto gia ‘finito’ (anche se non lo siamo mai) immaginiamo quanto possa sostenere un bambino che muove i primi passi nel mondo.